Roma non sa che fare: si limita a stare lì, imponente grigia, tra la pioggia promessa e il sole apparente. È come se aspettasse il segnale per esplodere, un qualsiasi, dimesso cenno per urlare quanto sia viva, nei colori del lungotevere, ancora. Assenzio, birra, risate e sigarette appena accese: in fondo c’è poco da raccontare quando puoi sentirne il profumo.
Mi piacerebbe fotografare per te quei colori velati di grigio, imbottigliare quegli odori dietro un tappo di sughero… regalarteli, se un giorno avrai bisogno di me. Raccontami di Budapest o Ginevra. Com’era quando non c’ero? Erano belle come le volevi, o ti hanno deluso come me?
Non preoccuparti di niente: tutto ti ha aspettato, annoiandosi a morte. Mi piace ancora mangiare, fumare di nascosto, fingere di essere indifferente alla tua voce.
Bentornati, colori.
Roma, tocca a te.
[Ma vi perdono, perché in fondo portate nel cuore sangue che è destinato a seccare.]
A Maia piace questo post.
RispondiEliminaAd Alexi anche.
RispondiEliminaTiro a forza un sospiro.. dopo aver letto tutto d'un fiato questo post. Ripercorro con te ogni cosa. Mi pare quasi di aver già vissuto o di dover ancora vivere ciò che racconti.
RispondiEliminaDio, grazie a tutti :)
RispondiElimina