e tu, non ridere.


Se il vero è questo nostro tempo da dimenticare
a volte viene in mente che è meglio vivere d'amore.
Avevo un gran timore di non capir più niente del sentimento umano
ma dopo poche ore avevo lei per mano.
Era di primavera, non mi ricordo il mese e neanche l'anno
vidi la gioia fermarsi e farmi un cenno.

Inadeguatamente mi abbandono a questa dolce sconosciuta
l'unica degna di ossessionare la mia vita.
Poi tolgo il cuore dal suo corpo tenue di fanciulla
ma per giocare come un bambino con la palla.

E tu non ridere mio dolce amico
non dare ascolto alle mie stupide emozioni
e tu non ridere che in fondo il mondo
è questo assalto di dolci confusioni.

Così stupita guardava il cielo, il bello, i criminali
ma senza impegno, come fanno le piante e gli animali.
Era persino troppo emozionante per chi allena il suo cuore
coi bei concerti, i discorsi importanti e le letture.
Si camminava casti per la strada o in riva al mare
come due innamorati della Cina Popolare.

E tu non ridere mio dolce amico
non dare ascolto alle mie stupide emozioni
e tu non ridere che in fondo il mondo
è quest'assalto di dolci confusioni.

In una notte calda, piena di abbandono e di tremore
come si suole fare, abbiamo fatto l'amore.
Poi tutt'a un tratto ho visto nei suoi occhi un velo di malinconia
e stranamente, senza dire niente, se n'è andata via.
La luce mia si è spenta e piano piano mi sto spegnendo anch'io
ora è silenzio, nirvana, pace e notte... oblio.

E tu non ridere mio dolce amico
non ti stupire di questa storia mai esistita
si può anche vivere senza capire
se il vero è il sogno o il resto della vita.

(Giorgio Gaber)

giovedì 15 aprile 2010

Non reggerei troppo bianco tutto insieme.

Scrivo poco e vivo molto.
Se proprio sto esplodendo d'inchiostro al cuore, mi piace grattare la carta
con una pilot 0.7 nera.
Periodo di vite accavallate.
Nessuna parvenza di ordine. Mondo storto intorno a me.
Scrivere è un terapia, e forse quando smetti di farlo in modo compulsivo, significa che
stai sulla buona strada per guarire.
L'alternativa è che sto morendo, ma mangio e rido troppo
per avere l'aria smunta e il cuore spento.
Odore di plastica e colla, nastro adesivo e cartone.
Su quel pavimento avrei sempre voluto mettere un tappeto rosso ikea, di quelli giganti e pelosi.Ora che lo vedo quasi del tutto sgombro, penso che quel tappeto sarebbe stata l'ultima cosa da portare via. Di tanta casa, proprio l'ultima.
A 15 anni avrei fatto la lista di quello che lasciavo. inchiostro nero ed elenco puntato
1.
2.
3.
..
..oggi ne ho troppe di cose da lasciare per poterle scrivere tutte.
Anche perchè molte non hanno nemmeno un nome.
I nomi che si cerca di dare agli attimi hanno sempre qualcosa di ridicolo.
Gli scatoloni dei libri non riesco a chiuderli.
In rappresentanza, ne ho tenuti fuori 4.. sempre i soliti.
non metto più in ordine e dalle pareti stacco una cosa ogni 24h.
Non reggerei troppo bianco tutto insieme.

Il divano di pelle "dove d'estate ci sudi veramente troppo" è già altrove, davanti a una
impersonale boiserie in legno scuro.
Nel frattempo, il gatto si accontenta del mio letto.

Non riesco a parlare, nè a scrivere, della mia stanza.
Mi ricorda il mondo intero, e così sarà sempre.

L'unica consolazione, quando dormirò qui l'ultima notte,
è che tu, il tuo sangue marcio e la tua puglia, non avete mai messo piede in questa casa.


A.M.
Via Calcutta 21, Roma.