e tu, non ridere.


Se il vero è questo nostro tempo da dimenticare
a volte viene in mente che è meglio vivere d'amore.
Avevo un gran timore di non capir più niente del sentimento umano
ma dopo poche ore avevo lei per mano.
Era di primavera, non mi ricordo il mese e neanche l'anno
vidi la gioia fermarsi e farmi un cenno.

Inadeguatamente mi abbandono a questa dolce sconosciuta
l'unica degna di ossessionare la mia vita.
Poi tolgo il cuore dal suo corpo tenue di fanciulla
ma per giocare come un bambino con la palla.

E tu non ridere mio dolce amico
non dare ascolto alle mie stupide emozioni
e tu non ridere che in fondo il mondo
è questo assalto di dolci confusioni.

Così stupita guardava il cielo, il bello, i criminali
ma senza impegno, come fanno le piante e gli animali.
Era persino troppo emozionante per chi allena il suo cuore
coi bei concerti, i discorsi importanti e le letture.
Si camminava casti per la strada o in riva al mare
come due innamorati della Cina Popolare.

E tu non ridere mio dolce amico
non dare ascolto alle mie stupide emozioni
e tu non ridere che in fondo il mondo
è quest'assalto di dolci confusioni.

In una notte calda, piena di abbandono e di tremore
come si suole fare, abbiamo fatto l'amore.
Poi tutt'a un tratto ho visto nei suoi occhi un velo di malinconia
e stranamente, senza dire niente, se n'è andata via.
La luce mia si è spenta e piano piano mi sto spegnendo anch'io
ora è silenzio, nirvana, pace e notte... oblio.

E tu non ridere mio dolce amico
non ti stupire di questa storia mai esistita
si può anche vivere senza capire
se il vero è il sogno o il resto della vita.

(Giorgio Gaber)

mercoledì 7 settembre 2011

Effetto Lucifero

Arriva il momento in cui ti devi salvare, e il mio si sta avvicinando con una velocità mostruosa. Penso sia merito dell’istinto di sopravvivenza.

Il mondo ti divora, lentamente, per anni, ma solo in un preciso istante ti tornano a luccicare gli occhi, di lacrime o coraggio non saprei, e sai esattamente cosa devi fare per non farti schiacciare da una vita che non può essere la tua.

Devo vuotare il sacco per non attaccarmi alla scatola di lorazepam - Tavor, amico fedele – devo vederlo scritto per non vomitare fino al sangue.

Non riesco più a sentirmi insultare a casa mia, a dover essere suddito e dire grazie. Grazie di cosa? Di una libertà vigilata che mi fai pagare a forza di insulti.

La libertà è altro, cari genitori. Fatemela annusare e sarò capace di ridere 10 ore al giorno, di lavorare 12 ore al giorno, di risolvere problemi che non posso neanche immaginare. Datemi l’entusiasmo di stare bene a casa mia come sto bene fuori, e poi per fermarmi mi potrete solo sparare.

Probabilmente dovrò scegliere tra sogno e necessità; ma sappiate che se per colpa vostra rinuncerò a intraprendere quella carriera, vi odierò per tutta la vita e ve lo rinfaccerò sul letto di morte. Farò di tutto per riuscirci, ma se devo subire, subire, subire, solo perché mi servono altri anni di studio, io non posso permettervi di togliermi il sorriso.

Non valete un esaurimento nervoso, cari genitori.

Questa non la rileggo. Faccio schifo a scrivere e pubblicare questa roba? Stacci tu al posto mio, pezzo di merda.

Vi auguro di rendervi conto di quanto siate stati ingiusti nel momento più debole della vostra vita, perché dovete pagare tutto quello che mi state facendo passare, dovete sentire le lacrime calde che vi bruciano le guance, i capillari negli occhi che si rompono a forza di singhiozzare, ma soprattutto voglio che veniate a chiedermi scusa quando io ricorderò a mala pena la vostra voce.