Tremendo battere sul vetro, nel vento di foglie quasi spente.
Urla il suo dolore, l’uomo dietro al vetro: anestesia di buio e di rumore,
ma seduti a quelle scrivanie ci sono solo occhi puntati sugli schermi,
gole affogate nel silenzio,
pezzi di giornale, matite spuntate,
odore di chiuso e di sporco che non lascia dormire.
I capelli rossi non ti nascondono, ma urlano al tuo posto,
mentre uccidi la rabbia, o qualcos’altro, in un giubbotto di pelle nera.
Ieri notte ti ho sognata, mentre bruciavi quella casa e quel seminterrato,
dove fantasmi di verità incrociate continuavano ad uccidere…
dopodiché il buio, e Avetrana sotto il cielo nero d’Ottobre.