e tu, non ridere.


Se il vero è questo nostro tempo da dimenticare
a volte viene in mente che è meglio vivere d'amore.
Avevo un gran timore di non capir più niente del sentimento umano
ma dopo poche ore avevo lei per mano.
Era di primavera, non mi ricordo il mese e neanche l'anno
vidi la gioia fermarsi e farmi un cenno.

Inadeguatamente mi abbandono a questa dolce sconosciuta
l'unica degna di ossessionare la mia vita.
Poi tolgo il cuore dal suo corpo tenue di fanciulla
ma per giocare come un bambino con la palla.

E tu non ridere mio dolce amico
non dare ascolto alle mie stupide emozioni
e tu non ridere che in fondo il mondo
è questo assalto di dolci confusioni.

Così stupita guardava il cielo, il bello, i criminali
ma senza impegno, come fanno le piante e gli animali.
Era persino troppo emozionante per chi allena il suo cuore
coi bei concerti, i discorsi importanti e le letture.
Si camminava casti per la strada o in riva al mare
come due innamorati della Cina Popolare.

E tu non ridere mio dolce amico
non dare ascolto alle mie stupide emozioni
e tu non ridere che in fondo il mondo
è quest'assalto di dolci confusioni.

In una notte calda, piena di abbandono e di tremore
come si suole fare, abbiamo fatto l'amore.
Poi tutt'a un tratto ho visto nei suoi occhi un velo di malinconia
e stranamente, senza dire niente, se n'è andata via.
La luce mia si è spenta e piano piano mi sto spegnendo anch'io
ora è silenzio, nirvana, pace e notte... oblio.

E tu non ridere mio dolce amico
non ti stupire di questa storia mai esistita
si può anche vivere senza capire
se il vero è il sogno o il resto della vita.

(Giorgio Gaber)

domenica 13 dicembre 2009

Notte italiana d'agrifoglio

Bellissimo suono del telefono di casa che riempie la stanza; gli fa eco il velluto blu della sua voce, mentre il caffè continua a sporcarmi le labbra.
Vetri graffiati da luci, di un Natale lento che sussurra tristezza, amore o vita;
sotto il cielo di dicembre, la corsa per prendere gli ultimi biglietti rimasti per il cinema dietro casa, nel profumo di una blackdevil alla vaniglia fumata distrattamente.
Film e pelle che si cerca nello sfregolio del velluto rosso, consumando il ricordo di quando le labbra facevano paura, ma già rendevano il mondo più bello di quanto ci avessero raccontato.
Notte senza nuvole accarezza Roma, nel freddo che arrossa il suo sorriso e il mio sangue.
Dietro il portone d'ingresso, le luci dell'albero di natale disegnano le ombreggiature del divano di pelle bianca, illuminando quanto basta per specchiarmi nel carbone dei suoi occhi.
Calzettoni di lana e rosso di labbra screpolate: note degli psychedelic furs strusciano contro il buio delle pareti.
Lui e le sue notizie sportive anche se la squadra del cuore ha straperso ecchisenefrega signore e signori: stasera quel sorriso non muore, stasera il mondo aspetta fuori.
2:00 a.m.
Rosso peperoncino e pasta.
Faccio rumore con la forchetta sul piatto e sui denti, ma lui dice che non fa niente. Rovescio sempre l'acqua sulla tovaglia quando la verso, ma finchè non è vino rosso la lavatrice capirà.
Una sigaretta fuma avida tra la sua bocca e le mie dita: amala, sentila, succhiala in ogni sua esitazione, ci penso io a non farti bruciare.

sabato 12 dicembre 2009

becoming a blogger - part I.

Voglia di vederlo scritto da qualche parte, probabilmente.
Da qualche parte che non sia una moleskine dagli angoli usurati, che soffoca dentro la borsa da mary poppins, trascinata e sbattuta per tutta la metro b.
La sottile vanità dell'artista, nello scrittore, o presunto tale, trova uno sfogo più frustrato: alla fine dei giochi, qualcuno deve scendere dalla giostra del mondo per mettersi a leggere le tue cazzate; il tempo e l'attenzione degli altri sono l'unica ricompensa per quelle ore passate davanti al pc o, vd. sopra, con un taccuino nero tra le mani sporche di inchiostro.
Bohemien, ridicolo o semplicemente sincero; devo ancora deciderlo.
In fondo scrivere, a meno che non si tratti di giornalismo/informazione etc., serve a tutti, tranne a chi legge. Per non parlare dei blog, come questo, che invece servono unicamente a chi scrive.
Catarsi, autoaccettazione, sfogo, vuoto sociale: chiamatela come vi pare.
Tra i blogger, da oggi, ci sono anch'io.