Avevo solo voglia sentire la sensazione della carta
ruvida
sotto le dita,
che si impregna lenta di inchiostro blu, di penna in
vetro magenta
che mi regalasti nell’ultimo momento di purezza.
Eppure mi graffia il dorso della mano, ormai rimarginato dalla miriade di
ferite
procuratemi a confessare ogni cosa al mio bianco, ruvido Mr Hyde.
Sento dolore, ma devo finire di scrivere.
Sento calore, ma non voglio guardare il sangue.
Quanto tempo, Mr Hyde.
Sento il bisogno di ricordare chi ero, dopo una notte passata
con la mia adolescenza scomparsa,
nel fumo bianco di una sigaretta, il cielo antracite
e le tue mani,
che sempre mi hanno fatta stare bene.
Credo di aver lasciato morire una parte di noi,
in virtù di quello che chiamano futuro, e impegno, e vita, e dovere.
Credo che quel cielo fosse lo stesso, così come l’erba bagnata
e il silenzio assoluto che affogava il tutto.
Ora basta, il resto voglio sognarlo stanotte.
Arrivederci, Mr Hyde.