e tu, non ridere.


Se il vero è questo nostro tempo da dimenticare
a volte viene in mente che è meglio vivere d'amore.
Avevo un gran timore di non capir più niente del sentimento umano
ma dopo poche ore avevo lei per mano.
Era di primavera, non mi ricordo il mese e neanche l'anno
vidi la gioia fermarsi e farmi un cenno.

Inadeguatamente mi abbandono a questa dolce sconosciuta
l'unica degna di ossessionare la mia vita.
Poi tolgo il cuore dal suo corpo tenue di fanciulla
ma per giocare come un bambino con la palla.

E tu non ridere mio dolce amico
non dare ascolto alle mie stupide emozioni
e tu non ridere che in fondo il mondo
è questo assalto di dolci confusioni.

Così stupita guardava il cielo, il bello, i criminali
ma senza impegno, come fanno le piante e gli animali.
Era persino troppo emozionante per chi allena il suo cuore
coi bei concerti, i discorsi importanti e le letture.
Si camminava casti per la strada o in riva al mare
come due innamorati della Cina Popolare.

E tu non ridere mio dolce amico
non dare ascolto alle mie stupide emozioni
e tu non ridere che in fondo il mondo
è quest'assalto di dolci confusioni.

In una notte calda, piena di abbandono e di tremore
come si suole fare, abbiamo fatto l'amore.
Poi tutt'a un tratto ho visto nei suoi occhi un velo di malinconia
e stranamente, senza dire niente, se n'è andata via.
La luce mia si è spenta e piano piano mi sto spegnendo anch'io
ora è silenzio, nirvana, pace e notte... oblio.

E tu non ridere mio dolce amico
non ti stupire di questa storia mai esistita
si può anche vivere senza capire
se il vero è il sogno o il resto della vita.

(Giorgio Gaber)

mercoledì 15 giugno 2011

Quanto tempo, Mr. Hyde.

Avevo solo voglia sentire la sensazione della carta

ruvida

sotto le dita,

che si impregna lenta di inchiostro blu, di penna in

vetro magenta

che mi regalasti nell’ultimo momento di purezza.

Eppure mi graffia il dorso della mano, ormai rimarginato dalla miriade di

ferite

procuratemi a confessare ogni cosa al mio bianco, ruvido Mr Hyde.

Sento dolore, ma devo finire di scrivere.

Sento calore, ma non voglio guardare il sangue.

Quanto tempo, Mr Hyde.

Sento il bisogno di ricordare chi ero, dopo una notte passata

con la mia adolescenza scomparsa,

nel fumo bianco di una sigaretta, il cielo antracite

e le tue mani,

che sempre mi hanno fatta stare bene.

Credo di aver lasciato morire una parte di noi,

in virtù di quello che chiamano futuro, e impegno, e vita, e dovere.

Credo che quel cielo fosse lo stesso, così come l’erba bagnata

e il silenzio assoluto che affogava il tutto.

Ora basta, il resto voglio sognarlo stanotte.

Arrivederci, Mr Hyde.