e tu, non ridere.


Se il vero è questo nostro tempo da dimenticare
a volte viene in mente che è meglio vivere d'amore.
Avevo un gran timore di non capir più niente del sentimento umano
ma dopo poche ore avevo lei per mano.
Era di primavera, non mi ricordo il mese e neanche l'anno
vidi la gioia fermarsi e farmi un cenno.

Inadeguatamente mi abbandono a questa dolce sconosciuta
l'unica degna di ossessionare la mia vita.
Poi tolgo il cuore dal suo corpo tenue di fanciulla
ma per giocare come un bambino con la palla.

E tu non ridere mio dolce amico
non dare ascolto alle mie stupide emozioni
e tu non ridere che in fondo il mondo
è questo assalto di dolci confusioni.

Così stupita guardava il cielo, il bello, i criminali
ma senza impegno, come fanno le piante e gli animali.
Era persino troppo emozionante per chi allena il suo cuore
coi bei concerti, i discorsi importanti e le letture.
Si camminava casti per la strada o in riva al mare
come due innamorati della Cina Popolare.

E tu non ridere mio dolce amico
non dare ascolto alle mie stupide emozioni
e tu non ridere che in fondo il mondo
è quest'assalto di dolci confusioni.

In una notte calda, piena di abbandono e di tremore
come si suole fare, abbiamo fatto l'amore.
Poi tutt'a un tratto ho visto nei suoi occhi un velo di malinconia
e stranamente, senza dire niente, se n'è andata via.
La luce mia si è spenta e piano piano mi sto spegnendo anch'io
ora è silenzio, nirvana, pace e notte... oblio.

E tu non ridere mio dolce amico
non ti stupire di questa storia mai esistita
si può anche vivere senza capire
se il vero è il sogno o il resto della vita.

(Giorgio Gaber)

giovedì 24 novembre 2011

Per sempre mio.



Le parole non sono granchè, a volte.

Sono più bravi i colori e gli odori a spiegarti cosa significa, ma in qualche modo devo tirare fuori quella quantità di amore che da stasera non saprò più dove mettere, fisicamente e quotidianamente.

Oggi ERA il 24 Novembre.

E’ stato un giovedì, uno di quelli che sta lì in mezzo solo a romperti le palle perché è lungo, e lento, e tutto uguale.

Di fatto stavo aspettando.

Erano giorni che vedevo l’ombra fuori dalla porta di casa.

Anzi, più che vederla, la sentivo: colora le pareti di grigio e il silenzio di strazio.

Lei è molto paziente. Sta lì e aspetta, perché il suo turno è stato scritto e deciso nel momento in cui sei nato.

Aspetta tutti, prima o poi.

E’ stato un giovedì di televisione. Tanta televisione.

Anche senza volume, come fanno i vecchi.

Poi il telefono ha suonato.

Un pianto lento nel salone. E poi un turbine incasinato di macchine, freddo, luci bianche:

la porta si è aperta, e la signora vestita di nero ha timbrato il cartellino.

Oggi E’ il 25 Novembre.

Dopo 14 anni passerò il mio primo Natale senza quella meravigliosa palla di pelo che pretendeva di infilarsi in tutte le buste dei regali.

Sei stato la cosa più bella e più dolce che potessi desiderare.

Compagno di divano/studio/pranzi/cene/tutto.

Ti devo molto, piccolo mio.

Dormi sereno.

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