Voglia di vederlo scritto da qualche parte, probabilmente.
Da qualche parte che non sia una moleskine dagli angoli usurati, che soffoca dentro la borsa da mary poppins, trascinata e sbattuta per tutta la metro b.
La sottile vanità dell'artista, nello scrittore, o presunto tale, trova uno sfogo più frustrato: alla fine dei giochi, qualcuno deve scendere dalla giostra del mondo per mettersi a leggere le tue cazzate; il tempo e l'attenzione degli altri sono l'unica ricompensa per quelle ore passate davanti al pc o, vd. sopra, con un taccuino nero tra le mani sporche di inchiostro.
Bohemien, ridicolo o semplicemente sincero; devo ancora deciderlo.
In fondo scrivere, a meno che non si tratti di giornalismo/informazione etc., serve a tutti, tranne a chi legge. Per non parlare dei blog, come questo, che invece servono unicamente a chi scrive.
Catarsi, autoaccettazione, sfogo, vuoto sociale: chiamatela come vi pare.
Tra i blogger, da oggi, ci sono anch'io.
sabato 12 dicembre 2009
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